La MA-1 fu creata per i piloti dell'esercito americano dopo la seconda guerra mondiale. Ispirata ai modelli precedenti, il suo design era improntato alla funzionalità; rinunciava al colletto per facilitare il posizionamento del casco dei piloti, aveva cerniere per il collocamento dei cavi e tiretti per aprirle e chiuderle anche con i guanti, ed era confezionata in un materiale poco ingombrante, leggero e che permetteva un facile accesso alle piccole cabine (da lì il nylon con una finitura scivolosa).
MA-1 Bomber Jacket, una storia di aerei, moda e sottocultura


Molti dei capi che indossiamo oggigiorno hanno un'origine comune nell'estremo utilitarismo dei bisogni militari, capi che passano spesso per le sottoculture fino a diventare strumenti di moda.


Una delle sue caratteristiche più innovative fu l'uso del colore. Di solito era verde all'esterno per una migliore mimetizzazione, ma arancione all'interno. Il rivestimento permise ai piloti abbattuti di essere visibili durante le situazioni di ricerca.


Diventate articoli a basso costo per via delle eccedenze dell’esercito, furono adottate negli anni ‘70 da punk e skin, non solo per il loro prezzo ma anche per il loro carattere antimoderno, e cominciarono a essere popolari grazie alle apparizioni controculturali nel cinema (Steve McQueen in The Hunter). Il passo successivo sembrava ovvio: la moda si approcciava all'anti-moda, le sottoculture diventavano trendy e molti dei capi chiave si prestavano alle versioni di Helmut Lang, Rick Owens o all’ambita reinterpretazione di Raf Simons a cui Kanye West diede nuova vita.
Oggi si è affermata come un altro capo basic di Nike e John Elliott, e appare in marchi così diversi come Undercover o RRL.

